Come vivere il cibo in viaggio con più serenità, e meno timori?

viaggio

Oggi come avrai intuito parliamo di cibo e viaggio.

A fine ottobre ho preso una settimana di ferie perché il mio corpo mi stava dando chiari segnali di stanchezza (per fortuna ho potuto farlo), e ho fatto una piccola vacanza in centro Italia che vi ho raccontato su Instagram.

Quindi è nata la riflessione: c'è una divisione tra chi vive il cibo nei viaggi come parte dell'esperienza e quindi con una certa serenità, e chi invece lo vive con timore, come una parte da dover gestire. Quindi mi sono segnata una serie di punti che penso possano esservi di aiuto nel vivere il cibo con sempre più serenità.

E la domanda da cui vorrei partire è: come vivi tu il sonno durante il viaggio?

Lo programmi prima? Sai già a che ora andrai a letto e ti sveglierai? Oppure come dormirai la notte?

Immagino che la risposta sia, dipende.

Se non hai in questo momento nessuna difficoltà particolare col sonno. probabilmente non avrai bisogno di programmare in maniera stretta. Se invece in questo momento sta vivendo delle difficoltà col sonno, oppure per esempio se hai figli molto piccoli, allora potrai gestirlo in modo più stretto. Dipenderà inoltre dal modo di viaggiare: ci sono persone che amano avere degli orari fissi anche in viaggio per poter esplorare molto, poter camminare, girare prima che ci sia il caos quotidiano. Però anche in questo caso ci sarà una certa elasticità: potrà succedere una sera di andare a letto più tardi del previsto decidendo poi di rimandare al sveglia al mattino.

Ecco, lo stesso vale per il cibo, idealmente.

Ho delle difficoltà col cibo in questo momento? Ho delle situazioni di salute che mi richiedono una maggiore attenzione? Devo gestire solo il mio pasto o sono con tutta la famiglia? E che dinamiche ci sono? Qual è il mio passato? Qual è il mio presente con il cibo?

Quindi non c'è un solo modo di vivere il cibo in maniera spontanea nei propri viaggi, ma proprio come il sonno, dipenderà da che viaggio fai, da dove vai, da come stai in questo momento, da come è la tua relazione col cibo…

Perché allora nel cibo è molto più difficile vivere in modo intuitivo, rispetto ad esempio al sonno?

I perché sono tantissimi. Oggi però ci sono tre motivi che vorrei coltivare insieme, tre fili che tornano più spesso e che può esserti di grande aiuto esplorare insieme.

Il primo è l’aver interiorizzato dal mondo la cultura della dieta.

Ogni momento storico ha un proprio modo di vivere a livello proprio sociale i vari temi. Se ci pensi, la maternità era raccontata e vissuta in maniera completamente diversa cinquanta anni fa, o centocinquanta anni fa. Così vale anche per cibo, corpo, salute, movimento. In questo momento storico la narrazione del mondo su questi temi viene chiamata cultura della dieta.

Essa ci racconta il cibo, il corpo, il movimento con uno sguardo bianco o nero. Quindi ci sono una serie di cibi, di forme del corpo, di tipi di movimento… giusti e altri che sono sbagliati. Alle scelte giuste si lega la salute, ma anche un maggior valore personale: mi sento più valida, più di valore, migliore se faccio le scelte che sono etichettate dalla cultura della dieta come sane.

Ovviamente questo modo di vivere il cibo e il corpo si riflette anche nel momento del viaggio, in un'infinità di modi. Alcuni sono:

  • Il controllo. La cultura della dieta ci trasmette il messaggio per cui sul cibo è necessario avere controllo. Se pensiamo a un viaggio, nella maggior parte dei casi perché ci troviamo a mangiare spesso fuori perché stiamo esplorando. Non sappiamo cosa mangeremo, perché dobbiamo affidarci al luogo e ci sono piatti di cui non conosciamo assolutamente la preparazione e la composizione nutrizionale. Inoltre, trovandoci al di fuori dalle nostre abitudini potremo vivere delle sensazioni di fame e di sazietà completamente diverse rispetto al solito. Tutto questo può intimorire.
  • La costanza. Anche in questo caso, la cultura della dieta ci racconta che il cibo in qualche modo deve essere lineare: riuscirò ad arrivare a una certa frequenza, regolarità nel cibo e nel movimento che poi lo dovrò mantenere costante. In realtà i nostri bisogni nel cibo fluttuano, sono come onde. Ci sono dei momenti in cui ho dei bisogni energetici più alti o più bassi, dei momenti in cui ho più possibilità di coltivare il piacere, altri in cui possibilità di coltivare l'aspetto nutrizionale, dei momenti in cui ho più o meno fame…, sono più in salute o meno. Insomma è un continuo fluire ad onde. In questo senso, durante un viaggio uscire in maniera molto grande dal numero di pasti, dalle frequenze, dalle quantità abituali ci fa sentire come se stessimo vivendo una grande eccezione che al ritorno dovrò gestire, perché avrà delle conseguenze.
  • Appoggiarsi all'esterno per vivere il cibo. Su questo mi soffermo un attimo perché parlando con alcune di voi e con molte pazienti, è una componente poco conosciuta eppure molto preziosa. Molto spesso veniamo da un trascorso in cui per vivere il cibo ci siamo appoggiati a fattori esterni: applicazioni, tabelle, diete, professionisti… per timore di non essere in grado di fare le scelte giuste. Quando si è in viaggio è tutto così improvvisato, così imprevedibile che è molto difficile poter avere continuamente un appoggio esterno. Ti trovi a doverti fidare di te, a farti guidare dai tuoi bisogni. E se vieni da un trascorso in cui non hai ancora creato questo senso di fiducia e di ascolto è un momento sfidante.

Un'altra voce che facciamo nostra dal mondo è quella che ci sia un corpo migliore.

Che avere un corpo magro sia meglio che avere un corpo grasso, come bellezza, come valore della persona, ma anche come salute. La scienza ha dimostrato ampliamente non essere così: il proprio peso di equilibrio (detto peso naturale) può essere di ogni tipo, in ogni forma del corpo e non sempre è un peso di magrezza.

Se ti trovi in un contesto come quello del viaggio in cui puoi provare alimenti diversi dal solito, andando oltre il senso di pienezza per le occasioni che nascono, e rivoluzionando le tue abitudini, questo può attivare il timore del cambiamento della forma del corpo. Che effetto avrà questo viaggio sul peso?

La terza e ultima storia invece è quella personale.

Ossia?

Seppur condividiamo queste storie del mondo su cibo e corpo, c'è poi una parte di esperienza personale legata al tuo vissuto passato e presente. Ad esempio, come hai imparato a vivere il cibo nei viaggi con la tua famiglia? Ci sono stati momenti importanti, che hanno lasciato ferite invisibili? Tutto questo è molto personale, cambia da persona a persona, ma è un altro pezzetto che si attiva forte quando ti trovi a vivere il cibo nei tuoi viaggi di oggi.

Arrivata fino a qui, ti lascio alcuni spunti pratici per poter iniziare a coltivare un rapporto più sereno e intuitivo con il cibo:

  • Inizia a capire i tuoi perché, cioè quali voci fanno più rumore. C'è chi sarà più intimidito dall'aspetto della salute, chi del peso, chi del lasciare il controllo, chi avrà un bagaglio familiare o personale passato più grande, chi invece sarà più legato al presente... Da qui puoi cominciare a riscrivere un questi aspetti e piano piano coltivare un'autonomia sempre maggiore nel cibo.
  • Uno dei segnali chiave nel rapporto con il cibo è il piacere, anche se purtroppo molto spesso è associato qualcosa che va controllato, di non sano. Essendo il piacere è una parte grande del cibo nel viaggio, ti invito a scorrere tra gli articoli passati: trovi un momento insieme in cui abbiamo parlato proprio di piacere nel cibo, andando più in profondità.
  • Ricordati che nel qui e ora oggi il cibo non deve per forza essere protagonista del tuo viaggio. Se desideri che lo diventi, ci sono tutte le possibilità per poterti avvicinare nella tua forma e nei tuoi ritmi a quella serenità, quella spontaneità che ti risuona tanto. Però nel qui e ora può essere che il tuo rapporto con il cibo sia più complesso. Va benissimo così. Il viaggio è fatto di molte esperienze e il cibo può essere parte dell'esperienza o può non esserlo, senza che questo sia una mancanza, un difetto, non essere abbastanza.

Spero che questo momento insieme ti sia stato d'aiuto e se hai delle domande, delle riflessioni da condividere puoi scrivermi via email o in Dm su Instagram. Sarò felice di parlarne insieme. Altrimenti, come sempre, il mio spazio di cura è aperto per te.

Giada Fierabracci - Dietista non prescrittiva

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Sono Giada Fierabracci, dietista non prescrittiva con due anime: una da scienziata e una più umanistica. Nel lavoro queste due metà si intrecciano per ricostruire insieme il rapporto con il cibo e il corpo, libero dalle pressioni del mondo. Da qualche anno lavoro come libera professionista, per lo più online, con al fianco la mia assistente a quattro zampe Ellie

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