“Nutrizionista o psicologə, cosa devo scegliere?"
Questo è uno dei pensieri che più spesso nasce nel momento in cui capiamo insieme se il percorso nutrizionale, personale o di gruppo, può essere di aiuto secondo i propri bisogni.
Ecco perché ho deciso di dedicarci un articolo, che spero possa aiutare a fare chiarezza. Per capire come possono essere d’aiuto la figura nutrizionale, quella psicologica e fare questa scelta in modo più consapevole e sereno.
Ma, perché è così difficile capire la strada migliore?
La risposta è molto legata al mondo e come questo ha raccontato il rapporto con il cibo e il corpo negli ultimi anni.
Su questo tema potremmo soffermarci a lungo, ma semplificando senza perdere di valore, alcuni pensieri chiave sono:
Nel tempo questa idea del rapporto con il cibo e il corpo ha fatto sì che:
- si vedano cibo, corpo ed emozioni come separati, come anche la salute fisica e quella psicologica
- si chieda aiuto a una figura nutrizionale o sportiva se non ci si sente a proprio agio nel corpo, con il desiderio di cambiarlo
- si chieda aiuto a una figura psicologica quando alcune sfere del rapporto con il cibo - spesso durante e dopo piano dietetici - non rimangono sotto controllo, come appunto la fame legata alle emozioni
Piccola nota prima di continuare. Nell'affrontare questo tema, sto in parte semplificando alcuni punti. Questo per non perderci nelle mille sfumature e rimanere centratə sulla domanda a cui cerchiamo di rispondere. Ne parleremo ancora nel tempo.
Come può aiutare la figura nutrizionale nel rapporto con il cibo e il corpo?
La figura nutrizionale, soprattutto quando il desiderio è quello di trovare equilibrio nel rapporto con il cibo, può aiutare guidando la persona nel riscoprire un modo libero, spontaneo e consapevole di nutrirsi.
Quindi il lavoro si concentra molto sulla sfera del cibo stesso, come ad esempio:
- riconoscere timori e convinzioni su cibo - corpo - salute e fare chiarezza per alleggerirli
- tornare ad ascoltare i segnali del proprio corpo, come fame e sazietà
- vivere gli alimenti senza giudizio e senso di colpa, uscendo dalle etichette “sano” e “non sano”
- far proprie delle conoscenze nutrizionali libere dal giudizio, da poter unire all’ascolto dei segnali del corpo per raggiungere un’alimentazione di benessere
- approfondire abitudini legate a situazioni di salute speciali (es. diabete, PCOS…)
E come può aiutare una figura psicologica nel rapporto con il cibo e il corpo?
La sfera del cibo e, forse ancor di più, quella del corpo si intrecciano al nostro essere: alle nostre emozioni, al vissuto, alla realtà familiare, ai ricordi, al nostro presente… ed ecco che la figura psicologica diventa così preziosa, spesso indispensabile.
Per ritrovare il proprio valore al di là della forma del corpo e del contenuto del piatto, esplorare le proprie emozioni, vedersi con occhi nuovi e più consapevoli.
Capiamo meglio con un esempio pratico
Una persona decide di iniziare un percorso nutrizionale perché vive spesso voglie incontrollabili, che la fanno sentire in gabbia.
Nel lavoro insieme emerge un vissuto fatto di tante diete, con molti timori e convinzioni. Ad esempio il pensiero che i carboidrati facciano aumentare il peso, o che i dolci non siano sani. Quindi molte etichette e giudizi intorno al cibo nel tempo hanno reso sempre più difficile trovare un equilibrio di benessere.
Insieme lavoriamo per fare chiarezza, ad esempio sugli effetti dei carboidrati o il legame tra alimentazione e peso. Alleniamo l’ascolto dei segnali del corpo, come il senso di fame e sazietà. Lasciamo andare il giusto-sbagliato verso le proprie scelte alimentari.
Nel fare questo, piano piano arriviamo a mettere a fuoco che:
- molti timori intorno al cibo nascono dalla paura di vedere il proprio corpo cambiare e di perdere così di valore, davanti agli altri e a se stessə
- spesso le voglie intense nascono quando la persona sente rabbia, un’emozione da sempre tabù che quindi non sa lasciar fluire con altri mezzi oltre il cibo
In questo caso, scegliendo insieme alla persona, può essere utile l’inizio di un percorso psicologico volto a slegare il legame tra forma del corpo e valore personale, oltre che approfondire il vissuto legato alle varie emozioni tra cui la rabbia.
E come questo potremmo fare altri mille esempi di come nutrizionista e psicologə si intrecciano in un lavoro delicato e profondo, spesso di squadra, nel rapporto con il cibo e il corpo.
Mettendo insieme i puntini, cosa scegliere?
Un messaggio molto importante che vorrei lasciarti è che nutrizionista e psicologə aiutano in modi e sfere diverse, senza quindi sostituirsi l’un l’altro.
In alcuni casi può essere più grande o immediato il lavoro con una delle due figure. In altri casi può essere sufficiente una sola delle professioni. Dipenderà moltissimo dal vissuto, dai bisogni e dagli obiettivi della persona. Oltre che dalle proprie risorse: al momento potresti sentirti in grado di fare solo uno di questi passi, e piano piano sentirai come il tutto evolverà.
E per questo il pensiero con cui vorrei concludere questo articolo è che, secondo me, non c’è una scelta migliore. Nessun segnale di per sé è solo nutrizionale o psicologico, sia nel rapporto con il cibo che con il corpo.
È prezioso partire da dove ci sentiamo di fare il primo passo, nutrizionale o psicologico che sia. Un aspetto davvero importante è scegliere unə professionista che sentiamo allineatə a noi sia a livello professionale che umano.
Lə professionistə, con le sue competenze, saprà poi riconoscere i limiti del proprio lavoro e portare alla tua attenzione il momento, o le situazioni, in cui può essere importante introdurre il supporto dell’altra figura. Per parlarne e decidere insieme.