Siamo a fine luglio e sto tenendo le ultime visite prima della pausa estiva di agosto. E quindi un tema che torna tanto è il timore della pausa nel cibo, nel corpo, nello sport.
Perché sentiamo così tanto timore, così tanta instabilità, scomodità nel momento in cui andiamo ad affrontare una pausa? Sia una pausa in senso di stop, sia una pausa in senso di cambiamento rispetto a quelle che sono le nostre routine.
Prova ad immaginarti come una sorta di cipolla nel tuo rapporto con il cibo.
Al centro ci sei tu, e poi mano a mano che cresci è come se aggiungessi degli strati. Il primo strato è quello della famiglia, dell'ambiente in cui cresci. Poi inizia a formarsi lo strato degli ambienti che frequenti più spesso, magari i compagni di scuola o gli amici. Infine lo strato più, esterno che abbraccia tutte noi, che è quello della società.
Quindi, partendo dallo strato più esterno ci sono due grandi perché che muovono questo senso di scomodità nel momento in cui ci approcciamo a una pausa nel cibo, nello sport, in movimento.
Il primo perché è quello della performance.
Cosa vuol dire? Vuol dire che noi viviamo in un mondo che ci racconta di fare, fare, fare. Non so se ti è mai capitato di sentire una sorta di piccolo senso di colpa nel momento in cui, per esempio, ci sarebbero cose da fare in casa ma scegli di metterti sul divano a riposare. Oppure per esempio sei in un periodo molto stancante per te, hai poche energie e lasci andare l'allenamento. Questo senso di colpa nasce dalla storia che il mondo ci lascia dentro secondo la quale dobbiamo fare, fare, fare e che quello che facciamo deve avere sempre uno scopo. Da qui lo sguardo della performance, cioè ogni cosa che facciamo deve avere uno scopo di produttività.
Ecco perché il riposare sul divano guardando una serie TV muove più sensi di colpa: perché sembra qualcosa di futile, qualcosa di sprecato. Ogni cosa deve avere un perché, deve essere produttivo e, di conseguenza, nel momento in cui noi ci fermiamo nel cibo, nel corpo, nello sport sentiamo di venir meno: in quel periodo non andremo avanti, non avremo dei miglioramenti.
La seconda storia che ci lascia il mondo è quella che il cibo e il corpo dovrebbero essere lineari.
Anche in questo caso, cosa vuol dire?
L'idea che introiettiamo è quella che nel percorso di cura per raggiungere il proprio equilibrio avremo degli alti e bassi. Però nel momento in cui troveremo il proprio equilibrio, il proprio star bene, allora saremo su una linea retta… di equilibrio appunto. Prova a pensare a tutti i piani dietetici che ci trasmettono questo: dovresti mangiare più o meno sempre allo stesso modo, devi arrivare ad allenarti tot volte a settimana e poi mantenere quella frequenza, se cambia il corpo e il peso cambiano vengono notati e spesso giudicati.
Questi due filtri, la performance e la linearità, sono storie che facciamo nostre dallo strato più esterno della società. C'è poi quello del mondo che frequentiamo nella quotidianità, quindi ad esempio il gruppo di amicizie o l’ambiente di lavoro.
Che messaggi manda a riguardo?
Ed infine avvicinandoci ancora di più, nell'ambiente familiare con quali messaggi sei crescita su cibo, corpo, salute e movimento?
Ora che hai preso consapevolezza di quali voci si muovono dietro questo senso di colpa, di mancanza durante le pause allora proviamo a riscriverle insieme, così che questo momento ti sia quanto più di aiuto possibile.
Iniziamo dall’idea di cibo, corpo e salute come sfere stabili e lineari. Il cibo e il corpo, esattamente come ogni altra cosa della nostra vita, fluttuano.
Lo possiamo immaginare in mille forme. Cambiano da stagione a stagione, perché la temperatura e le ore di sole influenzano i nostri enzimi digestivi, il nostro metabolismo, la nostra richiesta energetica. Cambiano in base alla fase del ciclo ormonale, perché nella fase premestruale abbiamo una richiesta di energia più alta legata ad una maggiore temperatura basale. Dipendono inoltre da quanto movimento facciamo quel giorno, che tipo di lavoro svolgiamo, quante volte facciamo le scale, quanto e come abbiamo dormito, quanto siamo stressate, che umore abbiamo in quel momento…
Questo fluttuare non solo è naturale, ma è per noi vantaggioso ossia è un modo del nostro funzionamento che ci tutela, che ci protegge nel riuscire a vivere in condizioni esterne ed interne molto diverse tra loro.
La seconda idea che vorrei riscrivere riguarda la narrazione della performance, cioè che tutto quello che facciamo deve essere produttivo. Quello che ti vorrei lasciare oggi è una nuova visione della salute.
Molto spesso abbiamo la percezione che fermarci, soprattutto nel cibo e nel movimento, corrisponda ad un periodo in cui ci prendiamo meno cura di noi e stiamo tralasciando la salute. La salute in realtà è un concetto molto complesso ed i fattori che compongono la nostra salute sotto il nostro controllo, come cibo e movimento, corrispondono a meno del 30%. Vuol dire che più del 70% della nostra salute è influenzata da fattori fuori dal nostro controllo: dove viviamo, chi ci circonda, le relazioni che intessiamo, la nostra genetica..
Questo è d’aiuto per cominciare a pensare che la salute è troppo complessa per poter avere un'idea chiara in ogni momento delle implicazioni pratiche presenti e future di ogni scelta, ogni abitudine, ed ogni pausa Possiamo però fidarci dei nostri bisogni e provare a fare esperienza per vedere come nel complesso ogni scelta ci fa stare.
Eccoci alla fine di questo momento insieme, che spero sia stato per te d’aiuto. Noi ci vediamo tra un po’, anche io entrerò nella mia pausa estiva e quindi ci risentiremo in autunno. Se ti nascessero pensieri, domande o il desiderio di prenderci cura insieme del tuo rapporto con il cibo… scrivimi. Sarò felice di parlarne insieme.