“Mi sento a disagio a mangiare fuori, soprattutto a lavoro”

Oggi partiamo dalle parole di Serena: “Mi sento a disagio a mangiare fuori, soprattutto a lavoro.”

Ti è mai capitato da piccol* che la mamma ti riprendesse per quanto stavi mangiando? O, da ragazz*, di sentire qualcuno prendere in giro perché “con quel corpo dovrebbe mangiare meno”?

Cresciamo in un mondo che purtroppo ci insegna fin da piccol* che:

  • le persone ci osservano e giudicano
  • quello che mangiamo può essere giudicato, soprattutto in base al nostro corpo

Forse adesso puoi capirti un po’ meglio, sentire come sia facile arrivare a provare timore dello sguardo esterno nel mangiare fuori.

Prima di lasciarti alla puntata del podcast in cui ne parliamo più in profondità, un’ultima riflessione: noi non possiamo cambiare quello che abbiamo vissuto, è vero. Ma possiamo riscriverlo.

Nei percorsi di cura dedicati al rapporto con il cibo una parte è chiamata decostruzione, che significa proprio riscrivere i pensieri e le voci interne che ci portiamo dentro sul cibo e sul corpo.

Quelle che nella mindfulness sono chiamate il giudice interiore e nell’Intuitive Eating la food police (tradotto polizia del cibo). E che rendono difficile riconoscere i nostri bisogni, o anche solo vivere un pranzo fuori con piena serenità e leggerezza.

Adesso ti lascio alla puntata, In cui vedremo:

  1. Perché arriviamo a sentire disagio nel mangiare fuori
  2. Come il giudizio interno piano piano diventa il nostro giudice interiore
  3. Quanto sia importante sentirsi al sicuro, anche durante i pasti
  4. Come questo può diventare più profondo se abitiamo un corpo grasso
  5. Alcuni spunti pratici da cui puoi partire
Letture per approfondire: una lettura che può lasciare molti spunti e che mi ha ispirato, soprattutto sull’eredità familiare, è “Eredità emotiva” di Galit Atlas.

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